A 20 anni da Nevermind: Kurt e i Nirvana, tutto nacque qui

settembre 27, 2011

Tutto nacque qui. In questa casa dove il piccolo Kurt bambino crebbe felice soltanto nei primi anni di vita. Poi, dai nove anni, cominciò a subire le torture di un’infanzia sventurata sballottolato tra i parenti come una pallina da tennis.
Oggi, sembra che la casa appartenga a chi meno la meriterebbe: Courtney Love.

Kurt crebbe in un’adolescenza tediata dalla mentalità populista e piccola come una noce della cittadina di Aberdeen.
Una città che gli stava stretta come un cappio al collo e nella sua giovinezza sperò di trovare pace e una certa libertà di spirito dapprima nella vicina città di Olympia e successivamente nella metropoli di Seattle. Nulla però lo lasciava mai davvero soddisfatto, dandogli la sensazione, come diceva lui stesso, di sentirsi alieno sulla terra. Sensazione che a ben vedere era solo rafforzata rispetto a quella già sentita da bambino: “volevo pensare, da piccolo, che mia madre mi avesse adottato perché mi avevano trovato quando una navicella mi aveva fatto scendere da un altro pianeta. Lo volevo tanto. Ogni notte parlavo con la mia vera famiglia nei cieli”

Ma Kurt aveva anche la consapevolezza di non essere l’unico, così, sulla faccia della terra: “Sapevo che c’erano altre migliaia di bambini alieni cascati sulla Terra. E sono ovunque. Ne ho conosciuti diversi. Ho sempre pensato a questa cosa, era divertente immaginarla. Non sono qui per qualche motivo, e ho sempre nostalgia di casa. E’ lo stesso per gli altri alieni. Ne ho conosciuti solo una manciata nella mia vita, e un bel giorno scopriremo cos’è che dobbiamo fare”

Era evidente come, ovunque fosse andato, Kurt fosse sempre rimasto deluso dalla gente che aveva intorno, ritrovando anche nelle grandi città gli stessi limiti di Aberdeen. Ma qualcuno più simile ai suoi ideali era riuscito a incontrarlo, e pensava che forse tutti insieme prima o poi avrebbero ottenuto qualcosa.
Ma ciò che sapeva fare ha contribuito a consegnare nelle mani della Storia della Musica la breve favola dei Nirvana. Doveroso quindi firmare il blog, anche io tra i tanti, per il ventennale di Nevermind che ricorre in questi giorni.

Kurt urlava la sua rabbia. La sua musica più forte arrivava spesso improvvisa in apparente calma che di colpo esplodeva: era scagliata agli altri con la stessa rabbia e intensità con cui Pavel Nedved alcuni anni dopo fucilava il pallone. Non era solo la sua musica a far centro, al di là di ogni genere o corrente era anche e soprattutto la sua voce, la sua storia, e quel ‘qualcosa’ che poche volte si avverte nei gruppi dei ‘terrestri’, consegnandolo dritto nell’olimpo degli alieni della musica. Ma aveva anche un’indole tranquilla, se avesse potuto coltivarla. Ed ecco quindi che non rari erano i pezzi più lenti, le ballate alla “About a girl”.


A proposito, credete che Courtney lo ricordi? No. A mio avviso, c’è un’altra donna che lo ricorda come una persona, e non come un idolo o un fenomeno da palco o uno strumento per far soldi, e risponde al nome di Tracy Marander.

PS: sì, il tipo nella foto è lo stesso di venti anni fa :-)

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2 commenti

  1. Un animo inquieto, animato e trascinato da forti passioni, che, fortunatamente, ha trovato fra i terrestri la sua dimensione naturale nella musica!

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