L'ultima canzone dei Beatles - Now and then raccontata dalle orecchie di un fan

novembre 03, 2023




Nel 2009, ormai molti anni fa, avevo scritto un post sui Beatles, spiegando perché a mio avviso non ci saranno più altre band o cantanti che possano avere la stessa influenza sulla musica e sulla cultura come è stato per loro.
Adesso, però, voglio parlare di Now and then e del perché questa canzone, da qualsiasi punto di vista si parta, è un dono. Ai tanti fans ancora sparsi in giro per il mondo, certo, ma anche a tutti gli amanti della musica e alla vita stessa.
Mi spiego. Al primo ascolto, realizzi che Now and then è a tutti gli effetti una canzone dei Beatles. È vero, scritta e cantata da John. Però, tutto il resto del gruppo si sente e non poco. Per molti pezzi dei Beatles era così: John creava, Paul indirizzava, George interveniva e Ringo ne teneva insieme le redini. Pensiamo ad esempio a A day in the life o Strawberry fields. In questo caso, è stato esattamente lo stesso, con una piccola differenza. È l'unica canzone al mondo generata nell'arco di sessant'anni.


Gli anni Sessanta, quelli del successo, che hanno creato l'alchimia.
Gli anni Settanta, quelli della separazione, in cui Now and Then viene alla luce al piano dall'estro creativo di John Lennon. Un lascito prima della sua tragica fine e del lungo silenzio degli anni Ottanta.
Poi, gli anni Novanta. I Beatles probabilmente si sarebbero riuniti, ma un pezzo sarebbe mancato per sempre. Così, per la Beatles Anthology, Yoko Ono consegna una cassetta di John agli altri tre. "Per Paul", dice questa cassetta. Da quel nastro nascono Free as a Bird e Real love (le quali comunque suonano un po' posticce e artificiose visto la scarsa pulizia del suono originale), ma arriva già allora il contributo degli altri tre su Now and then. In particolare, la chitarra di George. Non viene ulteriormente lavorata, perché la voce originale di John arriva troppo rovinata, lontana, coperta dal piano.
Poi anche George lascia questo mondo dopo breve malattia.
Ma ancora non è finita. Anni 2000 e 2010. Paul e Ringo, rafforzati nell'amicizia dalla perdita degli altri due, continuano a collaborare tra loro e a suonare insieme, in privato, in pubblico e per loro incisioni.
E siamo all'oggi. Anni 2020. La tecnica del suono musicale ha fatto passi enormi e impensabili, anche con l'utilizzo di intelligenza artificiale applicata al suono. Il documentario Get Back viene alla luce proprio grazie a queste nuove possibilità. E utilizzando le stesse tecniche, finalmente Now and then si può ascoltare con la voce di John che arriva chiara e limpida da 44 anni prima. Per intendersi, l'intelligenza "artificiale" non ha ricreato la voce di John. Non è una voce finta, bensì, stavolta, perfettamente ripulita. Ora sì, la canzone si può completare. C'è lo spirito di innovazione che li ha sempre contraddistinti. C'è la creatività di John dagli anni Settanta, pensata per i Beatles. C'è l'intervento di George dagli anni Novanta. C'è oggi l'indirizzo di Paul nel definire il pezzo e la batteria di Ringo a tenere insieme il loro tempo. A tenere insieme sessant'anni e proiettarli nell'infinito.

Ascoltare oggi Now and then è una perla unica. 
È indiscutibilmente una canzone dei Beatles, è un tributo e un dono allo stesso tempo. Di più, è un insegnamento, che in fondo ci avevano già cantato: non c'è niente che tu possa fare che non si possa fare. In quattro, meglio ancora. Ci dice che non bisogna mai mettere la parola fine a nulla, finché ci sarà una sola possibilità anche lontana di venirne a capo. Anche se sei morto. È anche la vittoria della vita su Mark Chapman e su quello che credeva di togliere al mondo nel 1980.
E' stato l'ultimo regalo? Può darsi, ma è stato un gran regalo.


Immagine 1: The Beatles account da Instagram.
Immagine 2: Minnesota Historical Society, Wikimedia Commons.
Immagine 3: Rudi Winter da Geograph.org.uk.

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