Il 2014 secondo Grossman a #BMC14: distacco, incertezza, speranza
novembre 18, 2014Lettura "live" #BMC14. |
La serata ha visto dapprima
entrare in scena i libri “dal vivo”. Come? Semplice: lungo il breve percorso dal Castello Sforzesco fino al Teatro del Verme - luogo della presentazione di Grossman - alcuni ragazzi e ragazze catturavano gruppetti di persone e leggevano ad alta voce pagine di
rinomati libri. Io ho ascoltato alcuni passi de “Il barone
rampante” di Italo Calvino (1957)! La foto qui accanto testimonia l’atmosfera
da focolare ricreatasi in questi brevi momenti!
L’infinita fila
per l'ingresso al teatro ha attestato un alto livello di interesse attorno alla letteratura, almeno
verso quella degli autori affermati. L’attesa non è stata però vana e dopo l'ingresso ho potuto finalmente vedere Grossman sul
palco a presentare la sua ultima fatica Applausi a scena vuota. Qui però mi soffermerò sugli spunti più belli dell'intervista, al di là degli elementi legati al nuovo libro.
Quanto più gli scrittori sono grandi, tanto più vedendoli di persona ci si accorge che sono persone semplici. Non fraintendetemi, non intendo semplici nel senso di banali, anzi, la testa pensante dietro quei libri è qualcosa di mostruoso! Però nonostante tutto è evidente come riescano a mantenere una grande semplicità nel relazionarsi col pubblico, assieme ad una grande capacità di raccontare e raccontarsi dal vivo, oltre che nelle storie su carta. E Grossman non è stato da meno, coinvolgendo tutti con aneddoti divertenti nonostante la sua non facile infanzia. Persino nella guerra. Come quando dice: “La nostra insegnante di matematica terrorizzava chiunque. Era rumena e ci chiamava “orientali”, e quando caddero le prime bombe dai palestinesi mentre eravamo a lezione, gridò: “ancora questi maleducati orientali che sbattono le porte!”. Oppure ancora: “Quando avevo tredici anni, in radio si sentivano i proclami del presidente d'Egitto Nasser che prometteva di gettarci in mare…allora li presi alla lettera e cominciai a prendere lezioni di nuoto!”. Insomma, conserva una grande ironia anche nella tragedia.
Quanto più gli scrittori sono grandi, tanto più vedendoli di persona ci si accorge che sono persone semplici. Non fraintendetemi, non intendo semplici nel senso di banali, anzi, la testa pensante dietro quei libri è qualcosa di mostruoso! Però nonostante tutto è evidente come riescano a mantenere una grande semplicità nel relazionarsi col pubblico, assieme ad una grande capacità di raccontare e raccontarsi dal vivo, oltre che nelle storie su carta. E Grossman non è stato da meno, coinvolgendo tutti con aneddoti divertenti nonostante la sua non facile infanzia. Persino nella guerra. Come quando dice: “La nostra insegnante di matematica terrorizzava chiunque. Era rumena e ci chiamava “orientali”, e quando caddero le prime bombe dai palestinesi mentre eravamo a lezione, gridò: “ancora questi maleducati orientali che sbattono le porte!”. Oppure ancora: “Quando avevo tredici anni, in radio si sentivano i proclami del presidente d'Egitto Nasser che prometteva di gettarci in mare…allora li presi alla lettera e cominciai a prendere lezioni di nuoto!”. Insomma, conserva una grande ironia anche nella tragedia.
Tra i momenti più emozionanti, Grossman ha anche parlato di
ciò che sono a suo avviso “gli occhi
buoni”: sono quelli di una persona cara, quella che in ogni momento ci fa
capire e ricordare cosa significa essere buoni, in un mondo troppe volte cinico
e cattivo che tende a farceli perdere. Sono coloro che resistono.
L'autografo di Grossman sulla copia di "Qualcuno con cui correre." |
E per essere totalmente soddisfatto, dopo aver adorato Qualcuno con cui correre, non potevo
non fare una corsa nella saletta allestita per gli autografi, arrivare
fortunatamente tra i primi e riuscire ad avere la sua firma (foto in alto!). E così la copia di Qualcuno con cui correre, libro prezioso, ha
avuto il premio prezioso che certamente meritava! : )
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